È quello che tantissimi dipendenti si aspettano nel corso del primo trimestre di ogni nuovo anno: un cospicuo bonus depositato direttamente sui loro conti bancari.
Gli assegni sono per la maggior parte ancora in fase di calcolo, ma è ragionevole pensare che saranno, in media, ridotti rispetto a quelli del 2023 o 2022.
La media dei bonus pagati agli impiegati nel corso del mese di gennaio è stata inferiore del 21% rispetto all’anno precedente. E questa tendenza influenza tutti, dai ruoli più bassi fino ai CEO.
A seconda dell’industry e del ruolo, i bonus possono rappresentare una fetta importante della retribuzione a breve termine di un impiegato. Questo significa che possono influenzare anche scelte economiche di rilevante importanza, come l’acquisto di una nuova macchina.
Sembrerebbe che quello che sta influenzando i bonus non è come le aziende abbiano performato nel 2023, ma come pensavano che avrebbero performato, secondo Todd McGovern, leader globale di Korn Ferry Total Rewards.
I bonus sono spesso basati, almeno in parte, sul grado con cui gli impiegati e le aziende riescono a superano le aspettative. Nel 2021 e 2022, sulla scia della pandemia, quelle aspettative erano state poste ad un livello estremamente prudente.
Quando l’economia si è ripresa nel 2021 ed ha continuato a farlo, bene, nel 2022, raggiungere i target dati è stato sicuramente più semplice.
Gli obiettivi sono stati aumentati considerevolmente per il 2023. Sembrava che, nel mondo post-pandemico, le aziende potessero fare ancora meglio.
Spiegare la situazione ai collaboratori potrebbe risultare difficile per i leader e sfortunatamente, dicono gli esperti, i bonus vengono spesso dati senza alcuna spiegazione.
I leader dovrebbero condividere le ragioni che spieghino perché i bonus sono quello che sono, sia che siano più alti che più bassi rispetto alle attese.
Altrimenti, e questo è quanto troppo spesso accade, da elemento di motivazione e di retention, diventano fattori che accelerano l’uscita dei migliori collaboratori.