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Alcuni giorni fa, un mio amico mi ha raccontato un’interessante esperienza. Durante una riunione su Zoom, aveva chiesto ai membri del suo team di esprimersi con un 'pollice su' o 'pollice giù' circa una sua proposta, anticipando loro che lui era decisamente direzionato verso un 'pollice su': il risultato è stato un unanime consenso.
Questo metodo ha sollevato dubbi sull'effettivo utilizzo dell'ascolto attivo.
La lezione è che, contrariamente a quanto succede oggi, con reazioni rapide come 'pollice su' o 'pollice giù', l'importante sarebbe chiedere sempre "dimmi di più" e diventare veri ascoltatori attivi.
L'ascolto è un'abilità fondamentale della leadership, che richiede di osservare e comprendere il contesto delle parole degli altri.
L'ascolto attivo implica l'ascolto anche di ciò che non si vuole sentire e la sospensione del giudizio, creando un ambiente sicuro in cui gli altri possano esprimersi con sincerità.
Un altro esempio concreto di questa teoria è emerso da un colloquio per una posizione di CEO che un mio collega ha gestito alcune settimane fa. Il candidato ha usato la parola “io” 14 volte durante il colloquio e questo è stato considerato un segnale di allarme.
In sostanza, l’ascolto attivo è essenziale per una leadership realmente efficace; sicuramente richiede tempo e attenzione, ma i benefici sono inestimabili, poiché permette di creare connessioni autentiche e un senso di collegamento tra le persone.