Per certi versi, il profilo di chi siede ai vertici delle più grandi aziende globali non è cambiato, negli ultimi 40 anni.
Nel 1980, in media, i CEO avevano 55 anni, con circa 28 di esperienza: oggi, i dati sono sostanzialmente uguali.
Quello che è cambiato è il curriculum vitae di questi executive.
Se consideriamo le aziende “Fortune 100”, solo il 19% dei dirigenti ha speso il proprio percorso professionale in una sola azienda, un cambio drastico rispetto al 44% del 1980.
In sostanza, la carriera di un executive è allineata con quella di tutti gli altri.
La percentuale di impiegati che hanno lavorato per la stessa Azienda per oltre 10 anni è scesa radicalmente, senza differenze di sesso e fascia d’età.
Due sono i fattori hanno giocato un ruolo importante in questo fenomeno.
Sono sempre più apprezzati i CEO, ed i manager in generale, con una esperienza diversificata e si ricercano sempre di più professionisti che abbiano navigato ambienti aziendali difficili, completato fusioni o lanciato un'attività su nuovi mercati, tutte cose difficili da trovare in un percorso professionale esclusivamente “interno”.
Nel contempo, è opportuno consigliare prudenza: ci vuole tempo perché un manager si adatti e costruisca un vero trust con i propri collaboratori, così come ci vuole tempo (un po’ meno, magari) perché impari dove fanno il caffè e dove parcheggiare la macchina.
Non esiste, quindi, un solo modello, ma certo lo spostamento verso una prospettiva più “esterna” è evidente ed in rafforzamento.